venerdì 11 settembre 2009

Dublin

E ti capiterà ancora un'altra volta, e sarai stanco. Guarderai il Liffey scorrere sotto i tuoi piedi, coi capelli bagnati, e ti vergognerai che ti bruci ancora, ancora, ancora un'altra volta. Ancora una volta, come la prima. E non capirai, non capirai perchè non hai sonno, perchè per quanto provi a fare fatica, per quanto provi a mandarti a puttane il cervello, a farlo stare zitto, sarai sempre lì, lucido, coi quadricipiti caldi, e affronterai le sorde nuvole guardandole in faccia, con indosso un giubbotto tiepido e accogliente. Ma è forse proprio lì la salvezza, è proprio per questo che ti amerai ancora, che ti specchierai nelle vetrine, arrabbiato, e vedrai che ne hai ancora, ne hai ancora a palate.

Dublino grigia e verde, in cui batte silenzioso un cuore inestinguibile. Dublino in cui perdersi, Dublino in cui ogni dettaglio è il pugnale e l'amorevole cura. Dublino che tace, Dublino che indifferente fa da sfondo alla tua anima, e ti fa ascoltare ogni voce, e ad ogni parola fa da doloroso contorno. Dublino che sola ti può capire ma non ti ascolta. Dublino che non poteva essere altrimenti, Dublino che ti rapisce, che ti altera, ti convince con la forza ad aprire gli occhi e non sognare, che ti suggerisce la risposta che più è corretta e più fa male. Dublino che ti stringe forte tra le braccia fredde, Dublino che non si fa piacere, ma non potrà mai farsi odiare. Dublino dove il verde è più verde, dove ogni filo d'erba ti insegna a protendere verso un sole coperto ostinatamente, continuamente, incessantemente dalle nuvole, senza aver bisogno di dirti che ne varrà la pena. Dublino che ti ruba l'anima, Dublino dove non riesci a piangere, Dublino dove le pinte di Guinness hanno sicuramente anche la tua storia, da raccontare. Dublino dove l'allegria è un fantasma, che aleggia, ti tocca per un secondo e poi se ne va, sulle note di un flauto battuto nel metallo da satana ma con l'oncia intagliata da dio. Grazie, Dublino.